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«Amici e familiari delle vittime transessuali di tutto il mondo si preparano a lottare»


20 novembre, in tutte le piazze delle maggiori città si manifesta per ricordare. Ricordare i soprusi e le violenze subite dai transgender, i quali sono oggetto di discriminazioni continue in ambienti pubblici e non, nonostante vivano in una società apparentemente civilizzata. Il transgender day of Remembrance è la ricorrenza che punta a tenere viva, nella mente delle persone, l'immagine dell'odio e del pregiudizio che, chi prende una scelta autonoma per rispettare e amare se stessi, deve sopportare. Persone come Martine Rothblatt, avvocatessa di successo e creatrice del Satellite Radio SiriusXM, Christine Jorgensen, militare durante la Seconda Guerra Mondiale, Balian Buschbaum, escluso dalle Olimpiadi di Pechino 2008 dopo il cambio di sesso, ci insegnano che, se persone di successo come loro possono essere vittime della cattiveria, allora anche i nostri familiari e conoscenti possono esserlo. Secondo i dati FRA 2015, ¼ degli intervistati transessuali europei su un campione di circa 6.000 individui, si è sentito discriminato nell'ambiente scolastico da parte del personale durante i 12 mesi precedenti al sondaggio. Il 62% ha dichiarato di non aver sporto denuncia dopo l'ultimo episodio di discriminazione perché “non sarebbe successo né sarebbe cambiato nulla”. L’Italia è al primo posto in Europa per numero di omicidi contro donne transgender (30 negli ultimi 8 anni), secondo nel Mediterraneo solo alla Turchia (43 negli ultimi 8 anni). Secondo la Costituzione del nostro Paese, “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, ma nella vita di tutti i giorni, la verità sembra un'altra. Intanto, amici e familiari delle vittime transessuali di tutto il mondo si preparano a lottare.

di Janette Dessì Rodríguez
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