Passa ai contenuti principali

Due mondi s'incontrano: sociale e cultura, unione indissolubile


A Oristano, sociale e scuola son due mondi complementari. "Due realtà, prima, distinte ora sono saldamente unite", sostiene Eleonora Frongia, studentessa del Liceo Classico De Castro.
L'obiettivo dell'iniziativa "Una Scuola Grande come Il Mondo", che coinvolge Eleonora così come altri suoi compagni,  è una riqualificazione tout court del tessuto urbano oristanese, piegato da un crescente degrado e da un comune disinteresse al fenomeno. L'idea del progetto si articola attorno a delle attività mattutine e serali, artistiche e teatrali. E coinvolge tutti gli studenti oristanesi dell'I.I.S De Castro, sulla base delle loro competenze.  "Vorremo realizzare un numero significativo di installazioni artistiche da posizionare nelle zone più marginali, quali Sacro Cuore/San Nicola/Torangius", commenta Irene, una studentessa del Liceo Artistico, impegnata nei laboratori serali di pittura e scultura. "Abbellire la città è prioritario".

 GLI STUDENTI DEL LICEO CLASSICO Compito degli studenti del Liceo Classico di Oristano è quello di teatralizzare un ensemble di favole di Esopo, con la supervisione del regista Matteo Loglisci. "Per presentarle alla comunità del Gabbiano, comunità molto importante per l'intera collettività oristanese", sostiene Riccardo Rosas. "Noi studenti del classico stiamo svolgendo l'alternanza con ragazzi del Gabbiano: è una bella esperienza, che ti arricchisce in umanità", afferma Ludovica Borrodde, al quarto anno. Secondo Manuela Todde "quest'iniziativa ci fa conoscere un mondo diverso dal nostro". [Aggiornamento in corso]

Commenti

Post popolari in questo blog

Altissima recitazione: da Oristano a Siracusa, l'exploit teatrale del De Castro

 Sta circolando, su Facebook, il video promozionale della tragedia "Medea", interpretata dal gruppo di attori del De Castro di Oristano. Grazie alla guida del regista sardo Matteo Loglisci, la piece è riuscita a incassare il meritato successo. "La Medea del De Castro - si legge nel sito Sardanews.it - era già andata in scena al Liceo, e al Festival internazionale del teatro classico di Siracusa, dove ha riscosso unanimi apprezzamenti. La donna della Colchide, sedotta e abbandonata, che per vendicarsi uccide i figli, è stata interpretata da Sara Abis (nella foto di copertina), affiancata da Mattia Capotosto (Giasone), Agata Casula (la nutrice), Ludovica Maccioni (il pedagogo/Egeo), Vittoria Vacca (il pedagogo), Sebastiano Corona (Creonte), Elisabetta Pippia (il nunzio), Gioia Muroni (Glauce), Anna Murgia, Gaia Flore, Michela Fadda, Giorgia Mandras (il coro)".   L'ultima rappresentazione della tragedia è stata venerdì 19 luglio, in occasione del Dromo

Noi siamo la generazione "Snowflake": tanto buonismo e un unico pensiero

Claire Fox è un’intellettuale inglese, libertaria, già militante del Partito comunista rivoluzionario. Ha scritto un libro purtroppo non disponibile in lingua italiana, intitolato "I find that offensive!" (Lo trovo offensivo!), che ha avuto il merito di affrontare il problema dell’influenza del pensiero unico politicamente corretto sulle nuove generazioni. Claire è una voce fuori dal coro negli ambienti progressisti. Per le sue prese di posizione, è divenuta oggetto di critica da parte del suo stesso mondo d’appartenenza politica, in particolare a causa delle sue idee contro il multiculturalismo e il “politically correct”. Il termine “Snowflake” (fiocco di neve) deriva dal celeberrimo romanzo di Chuck Palahniuk, "Fight Club", e, nel 2017, lo scrittore rivendicò il merito di averlo coniato.  Cosa significa. Lo stesso termine fu ripreso nel 2016 proprio da Claire Fox e, dall’uscita del suo libro, viene utilizzato per indicare tutti quei giovani, in particolar

«Come tutti i sogni»: il racconto "della faccia contro il muro dal lezzo stantio"

Entrai in quella specie di casa. Faceva freddo, ma ero sudata per la tensione. Erano in due a spingermi. Mi facevano perdere l’equilibrio ogni volta che cercavo di cambiare direzione. Un robusto fazzoletto grigio mi copriva gli occhi, impedendomi di vedere. Improvvisamente, sentii che al mio fianco non vi era più nessuno: i miei rapitori mi avevano lasciata sola, in piedi, con le mani legate. Provai a camminare, cercando una parete su cui poggiarmi, procedendo a passi lenti e stentati. Passi pieni di terrore. E il tempo sembrava non scorrere mai. Finalmente giunsi a un muro. Iniziai a muovermi per capire cosa ci fosse intorno al mio corpo, in quel buio totale. Stanca e spossata, provai dunque a sedermi. Non so quanto tempo passò nel silenzio, ma poi accadde: la stanza prima vuota si riempì di agghiaccianti rumori e avvertii di nuovo la presenza di qualcuno attorno a me. Qualcun altro mi slego delle corde e mi placcò contro il muro. Urlai. Nessuna risposta. La paura era tanta, p